LA DANZA DELLA DRIADE

di

GIANLUCA MARCHESELLI

 


 

 

 

Il silenzio dei miei pensieri all’improvviso è scosso da un fragore lontano. Un potere antico, maestoso e possente come quello di un vulcano in eruzione, vibra nell’aria riempiendola di armonie aliene, ricche di vita ed energia. Nella mia mente risuonano come le note di una sinfonia. Per un attimo dubito dei miei sensi. Mi guardo attorno, fra gli avventori seduti ai tavoli sono  l’unico mago ma è possibile che oltre a me nessuno percepisca quanto sta avvenendo? Possibile che siano tutti ciechi di fronte alle forze che muovono il nostro mondo? Non per la prima volta, cresce in me un senso di vergogna, quasi di disgusto, verso la razza a cui appartengo. Ma questo non è il momento per simili riflessioni e quindi, ancora stordito, mi alzo da tavola e, senza degnare nemmeno di una parola i miei perplessi commensali, esco di corsa dalla locanda, vado alle stalle, sello il mio cavallo e mi lancio al galoppo nella notte attratto, come una falena dal fuoco, da quel misterioso, lontano, concerto.

 

E’ ormai notte fonda quando arrivo in prossimità della costa. Sono sempre più perplesso. Nella mia lunga esperienza non mi è mai capitato di imbattermi in nulla di simile. Sono ormai quasi due ore che questo straordinario fenomeno magico è in corso e non accenna ad attenuarsi.

Esco da un piccolo boschetto di pini mentre il cielo è illuminato da una gigantesca fiammata. Cautamente proseguo fino al limitare di un piccolo promontorio. Al di sotto si sviluppa una spiaggia circondata per tre lati da pareti rocciose. Uno splendido anfiteatro naturale nel quale si sta dipanando uno spettacolo mozzafiato.

Con reverenziale rispetto, scendo da cavallo e percorrendo una stradina scoscesa mi avvicino il più possibile alla spiaggia. Quindi, mi nascondo dietro a un masso.

Stupefatto, rimango a osservare uno scoglio sul quale una driade di fuoco, avviluppata in cerchi e palle di fuoco in continuo movimento, sta dando vita a una frenetica danza.

La sua voce, più armoniosa delle arpe e dei violini, accarezza la solitudine della notte con una melodia dolce e selvaggia che riempie il mio cuore di triste malinconia.

Il mio sguardo è fisso sull’essere fatato ma il pensiero corre a quello che dovrò fare a conclusione della nottata. La mia coscienza è dilaniata. Da un lato vi è la gioia per essermi trovato, per una volta, al posto giusto al momento giusto: alla danza di una driade di fuoco. Dall’altro, però, il mio cuore, improvvisamente sentimentale, si dispera al pensiero della sfortuna dell’incantevole creatura.

Con un sospiro mentale allontano da me queste inutili debolezze. Sono un mago guerriero. Ho scelto una vita difficile in un mondo crudele. Tante volte (forse troppe) ho dovuto compiere azioni violente, brutali, ignobili ai miei stessi occhi. Ho distrutto, torturato, devastato. Ho ucciso nemici ma anche persone innocenti. Non sono fiero di ciò che ho fatto e nemmeno, come molti miei commilitoni, ne gioisco. Ma ugualmente non me ne pento. Le mie azioni sono sempre state guidate da un bene superiore e per ogni vita che ho spento ne ho salvate dieci, cento o, forse, mille. Certo, talvolta, come ora, ho vacillato. Talvolta ho maledetto il mio destino. Ma alla fine ho sempre fatto il mio dovere.

PROPRIO COME FARO’ STANOTTE.

Con uno sforzo di volontà allontano da me i dubbi e torno a concentrarmi sulla driade. Dista da me circa trenta metri. Ciononostante, mi rendo conto che è bellissima, proprio come si narra nelle leggende. E’ nuda. I capelli sono rossi, leggermente mossi, lunghi fino alle spalle. Il corpo, pur minuto, è flessuoso e slanciato. La carnagione è pallida mentre i seni, grandi e ben proporzionati, accompagnano la danza con movimenti che infiammano il mio corpo e il mio sangue.

Devo stare attento, mi dico. Il potere delle driadi è ben noto; le circostanze mi sono favorevoli ma non devo dimenticare che l’essere che ho dinnanzi non è umano e che i suoi poteri sono di molto superiori ai miei. Eppure, non riesco a trattenere un moto di stizza per il fatto di essere troppo lontano per poterne vedere il colore degli occhi o i lineamenti del volto.

Ma devo solo avere pazienza, penso dopo un attimo calmandomi, prima della fine di questa nottata avrò modo di ammirarla e anzi, è un bene che questa possibilità non mi sia offerta troppo a lungo, in fin dei conti il compito a cui sono chiamato è quello di uccidere la driade.

Mi sto facendo coinvolgere troppo, mi dico mentre distolgo lo sguardo dalla mia preda e li sollevo verso il cielo. La notte è splendida, calda e senza brezza. Nel cielo è ancora assente la luna ma brillano mille stelle.  All’improvviso una scia luminosa attraversa, veloce, la volta celeste. Una stella cadente.

Se vedi una stella cadente, diceva mia nonna, un tuo desiderio si sta per realizzare ma se ne vedi tre la tua vita sta per cambiare. Inutilmente, per alcuni secondi, continuo a scrutare il cielo. Sembra che per stavolta dovrò accontentarmi solamente del desiderio, penso con sarcasmo. Poi, con improvviso sdegno, mi chiedo come sia possibile che nel momento più importante della mia vita io finisca per distrarmi pensando a quanto è bella la notte o a stupide superstizioni popolari riguardanti le stelle cadenti.

Sento crescere in me l’agitazione. Quanto sarà ancora lunga questa notte?

Probabilmente parecchio, mi rispondo. Tuttavia è meglio che mi prepari. Ho bisogno della massima concentrazione.

Inizio quindi a ripetermi, come un mantra, le poche cose che so di queste strane creature fatate, dotate di straordinari poteri e, come molte altre razze magiche, caratterizzate da un solo sesso, quello femminile. I loro poteri, frutto dell’innaturale unione di una driade dei boschi e di uno spirito del fuoco, sono superiori a quelli di quasi tutte le altre razze fatate tanto che molti le considerano seconde solo ai draghi. Il loro atteggiamento verso il genere umano è di assoluta indifferenza. Non sono ostili agli uomini ma nemmeno ci aiutano nella guerra che stiamo conducendo da sempre contro i lori cugini più malvagi.

Quella che si sta svolgendo nella spiaggia è una cerimonia rituale a cui le driadi, stando alle leggende, devono sottoporsi una volta all’anno al fine di rinnovare la loro essenza vitale e i loro poteri. Poche persone, in tutta la storia della nostra civiltà, hanno avuto il privilegio di assistervi. Per le driadi la segretezza è di vitale importanza. Infatti, al termine della cerimonia la creatura rimane, per alcuni momenti, priva dei suoi poteri e quindi alla mercé di qualunque mago che senza sforzo può costringerla a rivelargli il suo vero nome. E come è noto, chi possiede il nome possiede anche il potere. E’ crudele che, diversamente dagli uomini questi esseri non possano sopravvivere senza la magia, ma d’altronde non viviamo in un mondo facile e i poteri della driade sono troppo importanti perché io possa farmi fermare dagli scrupoli. Per un attimo penso a Adamantus, il più potente mago dei miei giorni che ha accresciuto i suoi poteri con quelli di una driade dei boschi e con quelli di una sirena. I miei, invece, al momento sono potenziati solamente da quelli di due falene magiche e uno gnomo. Troppo poco per arrivare ai vertici della corporazione. Il mio talento naturale è grande, superiore a quello di quasi tutti i maghi della mia generazione, ma fino a ora sono stato troppo cauto, quasi disinteressato alla caccia al potere degli esseri del mondo sovrannaturale che tanto appassiona i miei colleghi. Sembra che il destino abbia voluto porre un rimedio alla mia ritrosia nei confronti di una pratica verso la quale non posso che provare un certo ribrezzo. D’altronde, qual è la differenza tra i vampiri, che con tanta dedizione combattiamo, e i cacciatori di esseri fatati? La ragione direbbe che non ve n’è alcuna, ma per fortuna c’è la Chiesa che, come spesso accade, annebbia la logica con i suoi dogmi e che ci spiega che la caccia agli esseri sovrannaturali non è da considerarsi moralmente riprovevole giacché, senza ombra di alcun dubbio, tali esseri sono privi dell’anima. Mi piacerebbe riuscire a credere a questa comoda verità ma purtroppo mi è impossibile. So che quello che sto per compiere è un omicidio o, forse, se vogliamo ricorrere a un'altra comoda verità è un piccolo scontro nella millenaria lotta che vede gli umani opposti agli esseri fatati (e poco importa che le diadri non prendano parte attivamente a tale conflitto). Tutto ciò, comunque, non mi fermerà, mi ripeto per l’ennesima volta.  Tutti gli scrupoli che potevo avere sono morti ormai da fin troppo tempo e quello che c’è in gioco è troppo importante. Con il potere della driade diventerò uno dei maghi più importanti della Corporazione, finalmente potrò sedermi al tavolo dove vengono prese le decisioni che contano e con i miei accresciuti poteri potrò dare un contributo ancora più grande nella battaglia contro gli esseri oscuri. E’ quest’ultimo aspetto, soprattutto, che mi vincola. Per quanto possa sembrare strano non è la ricerca del potere personale che mi muove, se vi fosse in ballo solo quello mi sarei già alzato e sarei tornato alla locanda; è il pensiero delle centinaia di vite che potrò salvare a costringermi ad andare avanti. Ancora una volta devo lasciare che a guidare le mie azioni sia la fredda logica dei numeri: la vita di una driade in cambio della vita di centinaia di esseri umani. La driade, in quanto neutrale, è una vittima innocente? Forse sì, ma dopo tutti gli orrori che ho visto negli ultimi anni, oramai, riesco a distinguere solamente due categorie di soggetti: gli alleati e i nemici. La neutralità, per quanto mi riguarda, non esiste. E perché dovrei farmi degli scrupoli verso una creatura che si disinteressa di noi? Ha, forse, un maggior diritto alla vita che non i nostri figli o i nostri anziani, costantemente minacciati dai draghi, dai vampiri, dai fantasmi, dai gaul e da tanti altri esseri malvagi? Domande inutili, mi dico. Senza risposta.  Ma che strana razza siamo, penso cupamente, in un universo indifferente alla morte sembra che siamo gli unici a crearci dei problemi morali quando si tratta di uccidere.

Finalmente, comunque, mi sono messo in pace con la mia coscienza (tristemente considero come la bellezza condizioni sempre la nostra vita: perché non ho avuto tutto gli scrupoli che sto avendo stasera quando si è trattato di uccidere un povero gnomo indifeso?). Ora sono pronto ad agire.

Riporto quindi per l’ennesima volta la mia attenzione sulla driade che continua a dimenarsi al ritmo frenetico della musica da ella stessa creata.

Ma in questa notte magica le sorprese non sono ancora finite. All’improvviso, cinque falene magiche, simili a enormi lucciole, risplendenti di una fredda luce azzurra, si avvicinano dal mare e vanno a unirsi alla driade. Le falene magiche, a quanto so, non sono esseri senzienti, eppure nella loro essenza vitale scorre una buona dose di potere magico. In altre circostanze sarebbero una preda preziosa ma stavolta mi posso permettere di ignorarle e rimanere ad ammirare lo spettacolo ipnotico che sta illuminando la spiaggia. Cerchi e palle di fuoco si alternano alle eteree luci azzurre delle falene in un gioco di colori, musica, luci e ritmo che si fa sempre più frenetico fino a divenire febbrile.

Rimango incantato da una simile bellezza verso la quale non ho difese. Ogni mia resistenza viene abbattuta e le angosce che da tanti anni mi sono compagne scompaiono improvvisamente, come un brutto sogno al risveglio. Sensazioni a me aliene s’impossessano della mia anima. Serenità. Calma. Beatitudine.

Perdo la nozione del tempo.

Mi riscuoto, come da uno stato di trance, nel momento in cui la driade smette di cantare.

All’orizzonte il cielo inizia a schiarirsi. Tra poco, mi rendo conto, sarà l’alba, il momento di agire. Eppure il mio cervello è ancora annebbiato così come i miei sentimenti. Ho quasi l’impressione di essere rimasto in trance non per qualche ora ma bensì per qualche anno. Tutto mi appare lontano, sbiadito, perso nella nebbia dei ricordi e il mio animo sembra cambiato; la rabbia, l’odio, il disgusto verso il mondo e la vita sembrano svaniti. O perlomeno attenuati.

Sotto di me, nel frattempo, è calato il silenzio e l’immobilità. La driade è ferma sullo scoglio su cui ha ballato tutta la notte, i cerchi e le palle di fuoco sono scomparsi, si muovono ancora invece, lentamente, in traiettorie, via via, sempre più ampie, le falene. Ma anche loro, alla fine, così come sono venute, silenziosamente si allontano tornando a scintillare sul mare immoto.

Ormai ci siamo solamente io e la driade, lei sullo scoglio, io nascosto dietro un masso. Due esseri diversi, legati dal destino.

Un urlo della driade, all’improvviso, rompe la quiete. Le braccia della creatura si alzano verso l’alto e subito un mare di fuoco, rosso come il sole al tramonto, schizza verso il cielo.

Io resto a contemplarlo, lo vedo farsi sempre più piccolo fino a divenire simile alla coda fiammeggiante di una cometa. Dopo alcuni istanti però il senso di marcia s’inverte, la scia diventa sempre più grande, sempre più vicina. E il cielo si arroventa mentre la driade s’infiamma.

Un urlo di esultanza rompe nuovamente il silenzio, poi cala l’immobilità.

A questo punto, mi alzò e vado a fare ciò che devo.

 

La driade mi nota e alza la testa. Mi fissa impotente con i suoi occhi viola, simili a due grosse ametiste. Ha il respiro corto, le gote arrossate, il corpo bagnato di sudore. In qualunque altra circostanza sarebbe stata un’avversaria pericolosissima. Ora è in mia balia.

Quando sono a poco più di dieci metri da lei, le lancio contro un incantesimo di verità. Non reagisce. Non ne è in grado.

E così ci siamo, mi dico mestamente sapendo che tutto sarà molto, troppo rapido.

-         Dimmi il tuo nome – le ordino dopo essermi fermato a circa due metri da lei.

Continua a fissarmi, immobile nel silenzio che precede il mattino. Forse sta cercando di combattere il mio incantesimo, mi dico, o forse sta cercando di perdere tempo nella speranza di ritrovare i suoi poteri.

-         Dimmi il tuo vero nome – le intimo nuovamente – Adesso!

Sul suo viso passa una fugace smorfia, una lampo di dolore poi un mesto sorriso.

-         Lo vuoi proprio sapere? – mi chiede con la sua voce melodiosa che risuona come il lamento di un usignolo.

Rimango a mia volta a fissarla. La tristezza che leggo nei suoi occhi si unisce a quella che grava sulla mia anima. Mi sento perso in un oceano di disperazione. Ma come un faro nella notte, il ricordo di un corpo infuocato che danza nella notte mi riporta alla realtà e all’improvviso mi sento felice.

La driade mi ha già fatto un grande dono, constato, un istante di pura bellezza che resterà per sempre dentro di me, indimenticabile, inutile eppure prezioso. Un dono da non sprecare.

-         Sì – le rispondo infine.

-         Laurantal Alem Lorith.

In quel nome riverbera un grande potere, lo sento nell’aria, sulla pelle, dentro di me. E tra un attimo potrebbe essere mio.

-         E così mi ucciderai – intona all’improvviso la mia vittima alzandosi, avvicinandosi e sfiorandomi la guancia con una mano calda – E’ il tuo destino. Eppure, per un attimo, avevo avuto l’impressione che tu avessi capito una parte della verità. Ma va bene così, quello che stai per fare è parte della tua natura, così come della mia fanno parte il ballare e il cantare, il contemplare la natura e il godere della vita.

-         Tu, però, non passi la vita a combattere contro spiriti e vampiri, demoni e mostri – le ribatto stizzito.

-          No. E’ vero – risponde lei tornando allo scoglio su cui ha danzato per tutta la notte – Eppure siete così simili voi uomini e i mostri che tanto tenacemente combattete. Ora, però, non è più il tempo delle parole. Fai quel che devi. Ora, subito, ti prego. Non prolungare oltre questo momento.

La guardo un’ultima volta pronto a compiere, a malincuore, il mio dovere. Solo un ultimo atto di volontà mi separa dai poteri della driade i cui commenti offensivi hanno spazzato via i miei ultimi dubbi. O così almeno credo, perché la sua bellezza, quel dono prezioso che ho ricevuto nella notte, ancora una volta si impossessa di me. Sono dilaniato. Cerco di trovare il coraggio, cerco di infiammare la mia anima richiamando alla memoria tutti i ricordi più orribili e spaventosi di questi ultimi anni. Ma quei ricordi ormai sono sbiaditi, nascosti dietro un corpo nudo che danza sul mare in una notte d’estate. Cancellati dalla bellezza che ancora esiste nel nostro mondo, che spesso dimentichiamo ma che alla fine non può che dominare gli orrori e le paure.

Allora capisco, almeno in parte, il significato delle parole della driade. Come se fossi sull’orlo di un baratro, rivedo la mia intera vita. I sogni infranti, le effimere ambizioni giovanili, il peso del dovere, le angosce che hanno accompagnato i miei ultimi anni. La mia disperazione. Sono davvero sull’orlo di un baratro, mi rendo conto. Questa notte rappresenta l’ultima occasione per cambiare la vita che sto sprecando in nome di ideali, valori e regole che mi sono stati imposti e che so essere falsi.

 In un istante rinnego me stesso, la mia storia, la mia visione del mondo.

Spezzo le catene che mi vincolano e mi allontano dal sentiero che altri hanno tracciato per me. Orgogliosamente sputo sulla logica dei numeri che ho fin’ora seguito ma che all’improvviso mi appare oscena.

La Driade, mi accorgo, mi fissa perplessa. Allora, finalmente libero dai legami del dovere, faccio ciò voglio. Mi avvicino a lei e la bacio.

-         Ti ringrazio, Laurantal Elem Lorith. – le dico quindi voltandomi e allontanandomi da lei. Per la prima volta dai tempi dell’infanzia sono in pace con me stesso. Era così facile cambiare, penso stupito. Ma ancora maggiore è il mio stupore nel considerare la portata del mio cambiamento: solo pochi istanti prima mi sarei colpevolizzato per aver sprecato tanti anni, ora invece provo solo un profondo appagamento. L’universo, improvvisamente, mi appare come un luogo nuovo e sconosciuto. Tutto da scoprire.

-         Anche noi un tempo combattevamo contro gli stessi esseri che ora vi minacciano. – mi dice lei quando sono ormai al limite della spiaggia – Era una guerra inutile. Una guerra contro noi stessi. Una guerra senza un vero nemico. I vostri nemici sono il frutto della vostra natura. Solo sconfiggendo le vostre paure potrete sconfiggerli. Solo apprezzando realmente la vita diventerete immuni dai lori poteri. E’ il solo modo per sconfiggerli. Cambiare la vostra natura. E’ un percorso difficile, ma non impossibile. Noi lo abbiamo già percorso. E stanotte tu hai compiuto il primo passo.

-         Ora lo so, ora ho capito – le rispondo senza voltarmi. E quando ci saremo riusciti, diventeremo come voi, esseri fatati, aggiungo dentro di me.

 

Dopo alcuni istanti sono arrivato al promontorio. La spiaggia sotto di me è ormai deserta. La driade è scomparsa. In lontananza sta sorgendo il sole, ma sopra di me il cielo è ancora buio. Alzo lo sguardo è rimango ad ammirare, senza più rimorsi, il cielo stellato.

Sopra di me passa una stella cadente, poco dopo un’altra e infine un’altra ancora.

 

Mi risveglio faticosamente. Il sole è già alto nel cielo. Mi guardo attorno perplesso.

Come sono arrivato fin qua? Cosa sto facendo su questo piccolo promontorio?

Con uno sforzo cerco di scacciare la nebbia che avviluppa la mia mente. Lentamente, a uno a uno, tornano i ricordi della nottata. Il richiamo della magia, la corsa verso questa piccola spiaggia, la driade di fuoco … Un urlo lacerante sgorga dalla mia gola.

Come è potuto accadere? Eppure, sapevo dei poteri della driade! Come ho potuto farmi ingannare? Come ho potuto essere così stupido?