CENTURY RAIN

di

ALASTAIR REYNOLDS

 

Recensione

Da alcuni anni, specie in Italia, circola la voce secondo cui la fantascienza sarebbe morta. In realtà, pur essendo indubbio che i romanzi prodotti dal 1998 in poi non reggano il confronto con quelli pubblicati nei venti anni precendi (in cui si affermarono autori straordinari del calibro di O.S. Card, Lois McMaster Bujold, David Brin o Dan Simmons, tanto per citarne alcuni), è altrettanto vero che nel paranoma in lingua inglese (e in particolare nel Regno Unito) anche negli ultimi anni sono comparsi ottimi autori. E di questi, probabilmente, Alastair Reynolds è il migliore.

Reynolds, dopo una lunga gavetta contraddistinta da una corposa produzione di racconti, si è imposto all'attenzione generale del pubblico e della critica nel 2000 con il romanzo "Revelation Space", primo capitolo di una vibrante space opera proseguita poi con "Chasm City" (2001), "Redemption Ark" (2002) e "Absolution Gap" (2003).

Ora, con "Century Rain" (2004) l'autore inglese (che è stato a lungo ricercatore presso il Centro Spaziale Europeo) abbandona l'universo che lo ha reso celebre e propone un romanzo stand-alone (in cui comunque non mancano di certo le possibilità per eventuali prequel o sequel) in cui la space opera tradizionale si mischia ad altri generi quali l'ucronia, il giallo, il noir e, a tratti, anche all'horror di stampo lovecraftiano.

Il romanzo si apre proponendo due diverse vicende. La prima è ambientata nel 1959 in una strana e fumosa Parigi e vede protagonista Wendell Floyd,  musicita jazz per passione e investigatore privato per necessità, che viene incaricato di investigare sulla strana morte di una giovane americana. La seconda vicenda è invece ambientata nel 23° secolo dove l'archologa Verity Auger si muove in una Parigi distrutta da una forma di nanotecnologia impazzita.

Dopo poco le due vicende sono destinate a convergere e la Auger, per evitare di finire sotto processo a causa di un errore compiuto sul lavoro, è costretta a viaggiare attraverso una serie di tunnel spaziotemporali costruiti da una misteriosa razza aliena, verso uno strano (e segretissimo) pianeta che sembra ospitare una copia distorta della Terra. E a questo punto, naturalmente, la Auger incontra Wendell Floyd e le due trame si fondono.

Nella prima parte del romanzo (sicuramente la migliore, sia per originalità che per atmosfera) l'autore ci presenta quindi una storia alternativa in cui il tentativo dei tedeschi di invadere la Francia fallì miseramente e ciò da un lato evitò la seconda guerra mondiale ma dall'altro rallentò enormemente lo sviluppo tecnologico della società occidentale. Nella seconda parte (ricca di avventura e di sense of wonder, ma non eccessivamente originale), l'azione si sposta invece nel 23° secolo e vede la Terra devastata da una catastrofe prodotta dalla nanotecnologia e l'umanità divisa in due caste (la prima contraria alle nanotecnologie, la seconda che ne fa un uso costante tanto da aver trasformato gli uomini stessi in semidei), perennemente sull'orlo della guerra.

Nel complesso, di "Century Rain" si può dire che è un romanzo avvicente, carico di fascino e di avventura. Certo, in alcui momenti non è straordinariamente originale e i due protagonisti anche se credibili e interessanti, non sono memorabili. Questi piccoli difetti, comunque, non rovinano un'opera destinata ad essere ricordata come una delle migliori del 2004.

Come detto, poi, se l'autore volesse in futuro ritornare a questo universo vi è ampio spazio per un sequel; il romanzo, infatti, si chiude senza aver dipanato il mistero di chi (e a quale scopo e con quale incredibile tecnologia) abbia creato, su un lontano pianeta, una copia distorta della Terra.

E' superfluo aggiungere che il romanzo (così come tutte le altre opere di Reynolds) è ancora inedito in Italia. Si può solo sperare che un bel giorno (grazie anche a libri come "Century Rain") gli editori italiani scoprano che la fantascienza è ancora viva.

 

Voto: 10/10