CUSP

di

ROBERT A. METZGER

 

Editore: ACE

 

Pagine: 517

 

 

Recensione

Robert A. Metzger si era già segnalato negli ultimi anni (specie con il romanzo Picoverse - finalista al premio Nebula) come uno dei più interessanti autori di fantascienza hard dell'ultima generazione. CUSP, il suo ultimo romanzo pubblicato nel 2005 dalla Ace Books ed ancora inedito in Italia, conferma tutte le potenzialità dell'autore ma anche i suoi difetti (che forse, a ben vedere, sono in realtà difetti del sottogenere della fantascienza hard). Da un lato vi è una storia incredibilmente ambiziosa, immediatamente intrigrante e ricca di affascinanti idee e spunti scientifici (che l'autore, scienziato di professione, riesce a gestire abilmente a un livello accessibile per ogni lettore). Dall'altro però abbiamo personaggi assolutamente privi di ogni credibilità e incapaci di generare alcun coinvolgimento emotivo nel lettore.

La vicenda narrata inizia nel 2031 quando all'improvviso il Sole inizia a emettere un potente gettito di plasma che ne altera la posizione nello spazio. Contemporaneamente sulla Terra la crosta terrestre viene devastata dall'emersione dal sottosuolo di due giganteschi anelli, che si innalzano per svariati chilometri e circondano il pianeta  correndo, il primo, lungo l'equatore e, il secondo, attraverso i poli. L'evento è catastrofico e porta alla morte di miliardi di persone ma ancora più temibili appaiono le prospettive future. La Terra, in un qualche remoto passato, è stata visitata da degli alieni che evidentemente vi hanno lasciato strumenti finalizzati a spostare il pianete (e il suo Sole) nel cosmo. In una società sempre più caratterizzata da intelligenze artificiali, integrazioni tra uomini e macchine e dalla ricerca della trascendenza dell'uomo verso lo stadio successivo dell'evoluzione (il tema della "singularity", introdotto anni fa da Vernor Vinge, sembra essere ormai diventato un elemento fondamentale della fantascienza recente) si dipana allora una lunga avventura finalizzata al salvataggio della Terra e del genere umano.

Come già detto, il romanzo (che per certi aspetti ricorda "L'anello di Caronte" di Roger MacBride Allen) è ricco di pregi e di difetti. Tutto sommato, comunque, i primi superano abbondantemente i secondi e con una trama veloce e ricca di sorprese (come ad esempio, la scoperta su Phobos, uno dei satelliti di Marte, di esseri intelligenti discedenti dai dinosauri, frutto di esperimenti generici condotti nel lontano passato dai misteriori alieni cratori degli anelli) il romanzo si fa leggere piacevolmente lasciando anche spazio all'autore per un possibile sequel.

 

 

Voto: 8/10