I RIBELLI DEI GRANDI PIANETI

di

EDMOND HAMILTON

 

Editore: Perseo Libri

 

Pagine: 316

 

Titolo originale: The Three Planeteers (1940)

 

Traduzione: Ugo Malaguti

 

Recensione

Circa una quindicina di anni fa, mentre ero in libreria alla ricerca di qualche novità fantasy, mi capitò tra le mani un libro della collana Cosmo Oro della Nord: "I sovrani delle stelle" di Edmond Hamilton. Fino ad allora, confesso, non avevo mai letto nulla di fantascienza. Infatti pur considerandomi un appassionato (sono cresciuto con i "famigerati" cartoni animati di Goldrake e Jeeg Robot D'Acciaio, con Star Treck e Spazio 1999, per non parlare della trilogia originale di Guerre Stellari), la SF in veste letteraria mi lasciava perplesso e preferivo concentrare le mie letture sulla fantasy. Tutto ciò, per l'appunto, fino a quando non lessi "I sovrani delle stelle", un libro straordinario che incarnava al meglio tutto ciò che amavo nella fantascienza.

Visto il legame particolare che mi lega all'autore, quando in libreria ho scoperto "I ribelli dei grandi pianeti" ho provato sensazioni contrastanti: da un lato, la gioia per un'opera a me ancora sconosciuta di E. Hamilton, dall'altro il timore che si potesse trattare di un'opera minore, non altezza delle mie aspettative.

Ogni timore, comunque, è svanito dopo sole poche pagine e, mentre venivo rapito da una storia ricca di avventura e azione, romanticismo e sense of wonder, con piacere ho riscoperto i motivi per cui, in passato, ho tanto amato Edmond Hamilton.

La storia narrata ne "I ribelli dei grandi pianeti" è ambientata nell'anno 2956 in un sistema solare in cui la "Lega dei Mondi Freddi" (Giove, Urano, Saturno e Nettuno), guidata dal folle dittatore Haskell Trask, si sta apprestando a invadere "L'alleanza dei mondi interni" (Mercurio, Venere, Terra e Marte). L'unica speranza per i mondi interni è quella di riuscire a recuperare un grosso quantitativo di un rarissimo minerale (noto come "radite") necessario a far funzionare una nuova segretissima arma.

John Thorn, Gunner Welk e Sual Av, tre criminali noti come "I Planetari", in realtà agenti segreti del Presidente dell'Alleanza, devono allora andare a recuperare il prezioso minerale su Erebo, il misterioso decimo pianeta del sistema solare. Per riuscire nell'impresa, prima devono però conquistarsi la fiducia dei pirati della cintura degli asteroidi e in particolare della loro regina, la bellissima Lara Cain, figlia dell'unico uomo mai tornato vivo da Erebo.

Il romanzo, come ho già detto, è assolutamente godibile, ricco di avventura e di sense of wonder. L'unico difetto che gli si può imputare è l'ambientazione. Il sistema solare immaginato da Hamilton, infatti, pur essendo assai variopinto e fantasioso, appare oggi del tutto implausibile e assai ingenuo. Questo piccolo difetto (che dona comunque al romanzo un tocco aggiuntivo di romanticismo) è ampiamente compensato da un finale decisamente convincente in cui i buoni riusciranno a vincere grazie a un'arma assolutamente geniale.

Al giorno d'oggi, specie in Italia, si sente spesso dire che la fantascienza sta morendo. In realtà sta solo attraversando una crisi generazionale e i buoni autori (negli Usa e nel Regno Unito), comunque, non mancano (si vedano, tanto per citarne alcuni, A. Reynolds, J. McDevitt, P. Hamilton, K. Schroeder, C. Stross, D. Weber, ecc.). Leggendo "I ribelli dei grandi pianeti" è facile però accorgersi di cosa, molto spesso, è carente la fantascienza attuale: avventura e sense of wonder. Due caratteristiche che sicuramente non mancavano alla fantascienza di Edmond Hamilton.

Non posso, quindi, che consigliare caldamente la lettura de "I ribelli dei grandi pianeti": un grande libro, per di più presentato dalla Perseo Libri (una piccola casa editrice specializzata nella SF che sta attualmente attraversando una grave crisi finanziaria e che, di conseguenza, ha bisogno di tutto il supporto possibile da parte degli appassionati) in un'ottima veste (edizione rilegata con ottima traduzione da parte di Ugo Malaguti).

 

Voto: 10/10